Un uomo è il risultato del proprio passato, della propria storia, dell’educazione che ha ricevuto, delle esperienze che lo hanno forgiato e degli eventi che lo hanno segnato; dei dolori che custodisce, delle donne che ha avuto, delle parole che ha letto o ascoltato; delle sue riflessioni interiori, in relazione alla propria condizione esistenziale, e delle sue osservazioni sulle persone e sul mondo che lo circonda. Tutti questi elementi, uniti alla propria indole individuale, plasmano il suo Essere Uomo.
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Una mia storia personale scritta nel 2020

Donne…
Mi hanno accusato di essere stato il male, di essere stato un manipolatore, calcolatore, freddo, narcisista, psicopatico. Mi hanno detto che ho rovinato loro la salute mentale e che non sarebbero state, d’ora in avanti, più le stesse a causa mia.
Non nego di aver adottato certi comportamenti in passato; ma se l’ho fatto è perché sono marcito dall’interno: consumato nella mente e nell’anima.
Il mio lato “tribale”; quello istintivamente dedito alla costruzione dei legami, al sacrificio, alle passioni, ai sentimenti, alle forti emozioni, agli impulsi; veniva tradito, e lasciava il posto ad un altro lato. Un lato “cyborg”, un lato assemblato all’occorrenza nei laboratori del pensiero. Un lato fatto di fredda logica, razionalità, fine strategia e imperscrutabile cinismo.
Ho compreso le regole perverse del “gioco”; sono diventato in grado di cogliere ogni impercettibile fluttuazione d’umore, ogni parola non detta, ogni punto debole, ogni espressione impercettibile e vagamente accennata, ogni gesto ostile, ogni piccolo segnale d’allarme.
Per quelle donne sono stato io il carnefice, non c’era ombra di dubbio. Ma mentre io non ho mai escluso la mia quota di responsabilità, loro invece non hanno mai realmente accettato e preso in carico la loro. Nelle loro storie sono l’antagonista, l’incantatore, il maestro dell’inganno.
È quasi impossibile ora raggirarmi e quando erigono muri di sorda incomprensione davanti a me, sulla superfice di questi, vedo apparire l’ombra del pugnale puntare contro la mia schiena, e per difesa passo all’attacco, attuo delle contromosse, e rigiro la lama sotto le loro gole. E come succede in questi casi, il limite è così sottile, l’equilibrio così precario, che si rischia di prenderci gusto, di andare oltre, di affondare la lama, e magari pentirsene subito dopo, come un assassino che piange carponi sul corpo della vittima.
Un tempo scrissi che “i cuori delle donne sono come torce di fuoco nell’oscurità”, ma tralasciai di dire che in molte la fiamma non divampa mai e restano a vita sporche di bitume; mentre altre, ancora peggio, sono fiammiferi spenti nell’acquitrino delle loro false lacrime.
Autore
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Ciò che si decompone non può rigenerarsi, ma può solo rinascere, sotto altre forme.