Manifesto

The Northman, immagine illustrativa per rappresentare la mascolinità e il culto degli antenati

Viviamo in un tempo in cui ci percepiamo come parte di un segmento finito, incapaci di contemplare la grandezza dell’essere mortali in un universo eterno.

Combattiamo solo per noi stessi, per sopravvivere come animali solitari e saprofagi, seguendo principi di pura opportunità. Accumulare, divorare, consumare e fare a pezzi prede morenti sembra essere l’unico scopo. Nient’altro conta.

Per noi uomini è sempre più difficile vivere in accordo con la propria natura e riconoscersi in essa.

La nostra storia millenaria di guerrieri e cacciatori sembra essere dimenticata. Come se non ci appartenesse più, come se non fossimo i discendenti di quegli uomini. Eppure, se siamo qui oggi, è grazie a quei padri che, nella loro natura primordiale, si sono aggrappati alla vita fino all’ultimo respiro, anche quando le condizioni erano insostenibili: guerre, bestie feroci, malattie mortali.

Gli uomini hanno sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella società. L’apporto maschile è stato determinante per lo sviluppo e la crescita di culture e civiltà.

Dobbiamo ritrovare la consapevolezza di essere uomini, come parte di un’eredità che trascende le barriere del tempo. Riconnetterci alla terra, alla comunità, alla storia. Riappropriarci del nostro potenziale. Riscoprire i principi cardine che hanno reso grandi gli uomini del passato e onorarli nel presente.

Non dobbiamo prostrarci davanti a chi vede in noi soltanto cellule produttive, strumenti al servizio dei grandi titani dell’economia e della globalizzazione.

Lasciamo che il nostro grido di guerra, sferzato dal vento, risuoni attraverso le gole delle montagne e raggiunga gli dei, risvegliando e richiamando il loro potere dentro di noi.

La mascolinità è l’insieme di caratteristiche – onore, forza, coraggio, rispetto, controllo delle emozioni, maestria, sicurezza, assertività, disciplina – che, attraverso il processo evolutivo della nostra specie, si sono rivelate vantaggiose per l’uomo in contesti di comunità e conflitto, fino a divenire tratti distintivi associati alla natura maschile.

Tratti comuni a tutte le società ancestrali, da Oriente a Occidente, da Nord a Sud. Cambia solo la forma espressiva. Per decine di millenni, le società hanno richiesto gerarchie e gruppi di uomini dotati di queste qualità per garantire sopravvivenza e affermazione. Solo lo sviluppo della tecnica ha reso tali tratti apparentemente obsoleti. Ma il salto è stato troppo rapido. In noi, quel fuoco antico brucia ancora. Ci guida verso l’essenza della mascolinità.

Gli uomini oggi sono diventati estranei a sé stessi e alla propria natura. Confusi da distorsioni ideologiche, aspettative e pressioni sociali. Il consumismo, con la sua promessa di felicità attraverso il possesso, ha distrutto la forza interiore maschile, rendendola dipendente dalla percezione esterna e dal successo materiale. Il femminismo, elevato a ideologia incontestabile, spesso demonizza la mascolinità, associandola a stereotipi negativi: oppressione, misoginia, violenza.

Ma, la vera mascolinità, se ben direzionata, è una forza formidabile. Una minaccia per il potere costituito. Perché uomini forti, dotati di virtù virili, possono unirsi e sovvertire un sistema ingiusto. Sono uomini con la forza di un dio in terra, disposti a morire per qualcosa di più grande.

Proprio per questo, quando il giogo economico non riesce a esercitare pressione su gruppi forgiati sul principio di incorruttibilità maschile – principio da cui sono nati codici, strutture, visioni – allora questi gruppi diventano pericolosi. Vanno disarticolati.

L’uomo deve essere ridotto a cellula unica e isolata. Uno strumento. Un’entità spenta della sua essenza, trascinata nella vita quotidiana, annichilita, depotenziata, manipolabile, controllabile, vulnerabile alle forze che intendono soggiogarla.

Il potere, consapevole che gli uomini forti sono una minaccia per il proprio dominio, opera costantemente per indebolire la mascolinità, svilendo le sue caratteristiche fondanti.

Perché la mascolinità dev’essere smantellata. In essa risiede il principio dell’incorruttibilità: ciò che non ha prezzo, ciò che non può essere comprato. Quando un uomo è incorruttibile, il potere economico perde presa. E allora quel principio dev’essere cancellato. Frantumato. Perché la macchina produttiva ha bisogno di individui liquidi, acquistabili, deviabili. Se tutto ha un prezzo, l’uomo non ha più radici. È un’unità isolata, uno strumento. Sopravvive alla vita, senza viverla.

L’economia è sempre stata forza motrice. Ma oggi si è incarnata in forme astratte e dominanti: mercato, denaro, profitto. Elevata a unico fondamento dell’identità maschile. In una società che segmenta il tempo, che ignora passato e futuro, l’accumulo diventa l’unica illusione di esistere. Ciò che non è misurabile viene relegato al superfluo. Così, l’uomo predatorio, narcisista, sociopatico diventa modello. L’“uomo di successo”.

Una massa di maschi vaganti nel nulla cosmico, in cerca di riferimenti. Pecore smarrite in un bosco di lupi. Facili prede per chi conosce le regole distorte del gioco. Ingannati da falsi dèi che giocano col loro ego.

Essere incorruttibili è il principio primo della mascolinità. Su di esso essa prospera e si manifesta nella sua piena potenza. È un tempio che non si può distruggere, ma solo nascondere, profanare, estromettere dal cammino degli uomini. Portarli a perdersi in fosse di disperazione, vendendo l’illusione del ritrovarsi.

Si cerca di ridicolizzare gli uomini, di renderli deboli, privarli del loro coraggio e della loro forza. Così, il potere può mantenere il controllo sulla società e sugli individui.

La lotta per la preservazione della mascolinità è, dunque, lotta per l’autonomia individuale. Per la dignità umana.

È tempo di ricostruire la mascolinità su colonne. Virtuose. Infrangibili. Potenti.

– Essere Uomo –