Psicodinamica dei Femminicidi: perché accadono? Ecco le vere cause

Psicodinamica dei Femminicidi

“Il motivo principale dei comportamenti ossessivi di certi soggetti è quasi sempre la difficoltà o l’impossibilità di sostituire l’oggetto dell’ossessione con uno nuovo ed equivalente ma sano. Questo normaloide aveva trovato probabilmente la prima tipa che ricambiava il suo interesse, ma non aveva abbastanza potere contrattuale per tenerla nel momento in cui l’interesse di lei è venuto meno di fronte alle prospettive di un nuovo futuro post laurea. […]”

Post de “Il Redpillatore”

Siccome sembrerebbe che la maggior parte dei femminicidi sia perpetrata da personalità narcisistiche, secondo criminologi (poco) stimati come Roberta Bruzzone, compreso l’evento più recente: (Omicidio Giulia Cecchettin per mano di Filippo Turetta), oggi esamineremo in che modo la gelosia si intreccia con un “grandioso e patologico senso del sé” e porta qualcuno a commettere un omicidio. Cominciamo, però, definendo qual è lo scopo evolutivo della gelosia, per poi spiegare come funziona il Disturbo Narcisistico di Personalità nella sua variante classica.

1. Gelosia

La gelosia è un’emozione evolutiva che ha lo scopo di tutelare ed evitare la perdita di un bene che abbiamo acquisito, sia esso materiale o immateriale, come può essere l’amore di una persona, in quanto è considerato talmente prezioso che se dovessimo perderlo, potremmo correre il rischio di non riuscire a ottenerne uno con un valore equivalente. Lo psicologo evoluzionista David D. Buss in “The Dangerous Passion: Why Jealousy Is as Necessary as Love and Sex” spiega lo scopo evoluzionistico della gelosia e come, a differenza della credenza di molti che sia solo una manifestazione d’insicurezza, abbia una funzione adattativa e sia presente in praticamente tutte le specie animali con lo scopo di ottimizzare il processo riproduttivo del singolo.

2. Disturbo Narcisistico di Personalità

Eviteremo di approfondire tutta la psicologia analitica che sta dietro al disturbo, ma ci concentreremo su come questo agisca nello specifico per comprendere “com’è il mondo interiore” di una persona con un Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP). Il DNP fa parte dell’organizzazione borderline di personalità ed è posizionato in mezzo al Disturbo Borderline di Personalità (o Narcisismo Borderline) e al Disturbo Antisociale di Personalità (Psicopatia o Narcisismo Antisociale) in base alla gravità.
Il ruolo del Disturbo Narcisistico è quello di essere una protezione per un senso del sé frammentato senza il quale il soggetto non potrebbe mantenere una sua “stabilità” psichica.

Il principale problema delle personalità con questo tipo di organizzazione è che non riescono a integrare gli aspetti positivi e negativi degli altri significativi (le altre persone) e del sè (“sé stessi”). Ciò comporta l’uso abusivo di meccanismi primitivi di difesa, come la scissione, l’idealizzazione e la devalutazione: gli altri sono visti come buoni o cattivi, magnifici o disprezzati.

Il classico esempio si riscontra nel Disturbo Borderline di Personalità (BPD), in cui la persona tende spesso a avere una sessualità “fluida”, a cambiare hobby e a farsi trascinare dalle passioni del partner, poiché non possiede un solido senso dell’identità (non sa chi è né cosa vuole). Oscilla tra stati idealizzati di sé stesso e degli altri e stati devalutativi di sé stesso e degli altri. In alcuni periodi si piace e adora il suo ragazzo, mentre in altri si disprezza e non sopporta nulla del suo partner.

Assetti genetici sfavorevoli o un’eccessiva instabilità del sé, causata da un eventuale trauma che non può più essere contenuto, nel Disturbo Narcisistico Borderline porta la psiche a formare un ulteriore contro-adattamento al Disturbo Borderline di Personalità e a costruire un’ulteriore sovrastruttura protettiva: il Disturbo Narcisistico di Personalità.

Quindi quando il Disturbo Borderline di Personalità non può più proteggere la frammentazione del sè dell’individuo, comincia a sviluppare quello Narcisistico.

Nel Disturbo Narcisistico di Personalità si evita l’instabilità del sé e degli altri significativi, poiché tutte le parti idealizzate degli altri vengono introiettate (vampirizzate) dentro sé stessi ed espulse tutte quelle negative, creando così una scissione fra il sé grandioso patologico e il mondo esterno visto come persecutorio. Ciò permette di evitare una dispersione dell’identità, tipica del Borderline, dove c’è una continua oscillazione fra l’idealizzazione e la devalutazione del sé e degli altri significativi.

Tutti e due non riescono a integrare gli aspetti positivi e negativi degli altri e di se stessi, ma nel Narcisismo Borderline vi è l’oscillazione dove si vede se stessi e gli altri idealizzati o devalutati, nel Narcisismo Classico avviene “una divisione” fra un sé sempre grandioso (idealizzato) e un mondo esterno sempre persecutorio (devalutato).

Siccome le personalità non possono esistere senza un ambiente circostante, è necessario comprendere che la personalità può svilupparsi e definirsi solo grazie alla sua contestualità. Se dovessi definirmi coraggioso o timoroso, potrei farlo solo in un ambiente in cui concetti come l’essere coraggioso o l’essere timoroso sono possibili. In un mondo senza pericoli, tali concetti non avrebbero una definizione e uno sviluppo nella personalità umana.

È quindi importante comprendere che la “grandiosità” del Narcisista deve essere mantenuta grazie all’ambiente. Se non fosse necessario un ambiente per essere grandioso, non sarebbe un Narcisista, ma sarebbe un pazzo. Adattivamente parlando, il Narcisista, per cercare una continua grandiosità, ha la necessità di sentirsi cronicamente inferiore. Se già si sentisse grandioso di suo, non avrebbe bisogno di questa ricerca cronica. Pertanto, il suo mondo interiore è un continuo misto di vergogna, sentimenti d’invidia e insicurezza.

La sua autostima deve essere mantenuta grazie a un “rifornimento narcisistico” continuo, poiché i sentimenti del Narcisista sono cronicamente svalutanti. Perciò, deve agire sull’ambiente esterno per riconfermare continuamente che non è così. Questo principio è simile a quello per cui le persone spesso insicure ostentano un atteggiamento arrogante. Più è l’insicurezza, più il Narcisista cercherà di compensare le sue emozioni d’inferiorità cercando di dimostrare a se stesso e al mondo circostante “che lui vale”, per zittire la sua voce interiore che gli sussurra di “non valere nulla”

Così come il Narcisismo è un contro-adattamento al Disturbo Borderline, la Psicopatia è un contro-adattamento al Narcisismo: quando la vergogna è eccessiva o l’assetto genetico predispone a non tollerarla (o entrambi), e il Disturbo Narcisistico non può più contenere l’emozionalità negativa che diventa troppo intensa e non più adattiva, interviene la Psicopatia in aiuto. Una dose adeguata di emozionalità negativa rende molto agentivi nel mondo, portando l’individuo a cercare di dimostrare al mondo e a se stessi di essere i migliori e portando anche indirettamente un aumento della fitness riproduttiva. D’altra parte, una eccessiva dose di emozionalità negativa può portare al suicidio. La teoria speculativa, ma molto probabile, dal punto di vista evoluzionistico, è che le personalità Narcisistiche che “si sentissero veramente sicure di sé” non avrebbero trovato molto spazio nel nostro pool genetico, poiché se già credi di essere il migliore, non farai nulla per dimostrarlo, considerando che già lo sei.

Quando inizia a svilupparsi la Psicopatia, il Narcisista perde la capacità (o parte di essa) di provare emozioni svalutanti, relegandola a quello che Sigmund Freud chiama ES: per semplificare, l'”inconscio“. Più la vergogna sarà inconscia, meno sarà possibile provarla a livello conscio, portando lo Psicopatico ad abusare ancor più dei meccanismi di difesa primitivi, sia nella sua intensità che nella quantità, e perdendo anche parte della capacità di provare emozioni se non a livello superficiale, cioè quelle che alcuni autori definiscono “proto-emozioni“. Quando un’emozione raggiunge la superficie, la psiche attiverà al suo posto un meccanismo difensivo primitivo, da cui deriva appunto l’incapacità di provarle se non a “livello superficiale”: emozioni di breve intensità e durata che scompaiano nel giro di pochi istanti.

Le dinamiche idealizzative e devalutative dei tre disturbi tendono quindi a essere diverse, anche se tutti e tre utilizzano l’oggetto-sé (l’altro) per mantenere l’autostima: il Borderline idealizza e devaluta in risposta all’apprezzamento o al disprezzo; fintanto che ci si dedica a lui, si ottiene una idealizzazione, ma smettendo di prendersi cura di lui si viene disprezzati. Nel Narcisismo, il soggetto idealizza l’altro per ottenere la contro-idealizzazione (“Se gli piaccio, allora valgo”), e una volta vampirizzati i suoi aspetti positivi e introiettati nel sé dell’altro non rimane più nulla e viene quindi “devalutato” (scartato) e relegato al mondo esterno che viene visto come persecutorio continuando a mantenere la sua scissione fra il sé e gli altri. Nella Psicopatia, non essendo possibile sperimentare la vergogna a livello conscio, si viene devalutati quando l’altro perde interesse o ci mette in discussione, al fine di evitare l’umiliazione di non essere considerati “abbastanza”. L’umiliazione è una risposta alla vergogna e, non potendo provare direttamente l’emozione della vergogna, è necessario attivare un meccanismo difensivo quando questa si presenta in superficie.

3. Un problema tutto maschile

Anche se abbiamo definito il Disturbo Narcisistico nelle sue tre macro-varianti principali, non sorprende che coloro che commettono il maggior numero di “femminicidi” siano della variante classica. Anche se non tutti i “femminicidi” sono perpetrati da Narcisisti, ritengo che una considerevole percentuale di essi lo siano. Gli Psicopatici uccidono un numero maggiore di persone, se si considerano semplicemente i numeri, ma principalmente per motivazioni strumentali o di frustrazione, poiché la loro autostima è protetta dalla devalutazione preventiva. Del resto non uccidi qualcuno del quale non te ne frega più niente.

È evidente che se, per una personalità, l’essenza della sua stabilità risiede nella contro-idealizzazione e nel suo valore personale, e perdendola ciò la farebbe oscillare impedendo all’ambiente esterno di bilanciare il (dis)equilibrio del suo mondo interiore, le conseguenze possono essere disastrose. Quando ciò accade, il Narcisista va incontro a regressioni narcisistiche e la sua psiche cerca di mantenere l’equilibrio attraverso alterazioni più o meno gravi.

Una domanda sorge spontanea: se il ragazzo avesse avuto un diverso oggetto-sé, perché magari fosse un affascinante Narciso capace di conquistare i cuori delle ragazze, oppure se fosse vissuto in un’epoca o in una zona del mondo in cui per essere competitivi nelle relazioni bastasse essere semplicemente degli “uomini normali” (o, usando la terminologia precedente, dei “normaloidi“), e la sua gelosia non fosse stata amplificata da un sistema sociale che, anche il solo farti “trovarti una donna“, te lo fa considerare già “il meglio che puoi ottenere“, avrebbe commesso un omicidio?

A questo punto, quante donne con tendenze narcisiste latenti esistono che non hanno mai sentito la necessità di mostrare al mondo il loro vero “potenziale” solo perché il sistema sociale impedisce il manifestarsi di certe dinamiche, sempre posizionandole al di sopra dell’uomo?

Del resto, quanti milionari vanno a rubare il pane?

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