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1 BTC = 120.000$: Nuovi massimi storici di Bitcoin

Bitcoin

In questo ciclo rialzista, a trainare la crescita non è stata la massa, ma i grandi capitali, le aziende, gli hedge fund e le istituzioni.
I retail investors, in larga parte, sono rimasti indietro, intrappolati nel classico pattern comportamentale: scetticismo iniziale, ingresso tardivo senza reale comprensione, acquisto in euforia, uscita nel panico… e infine disperazione, sfiducia.

La maggioranza è distratta e disinformata, mentre le élite finanziarie dominano il gioco — psicologicamente e tecnicamente. Si muovono con largo anticipo, godono di accesso privilegiato all’informazione, insight avanzati e superiori capacità analitiche e decisionali.

Il potere vero intercetta e plasma le opportunità prima che diventino narrazioni diffuse. La massa si trasforma così in exit liquidity per gli smart money: è manipolazione pura.

Bitcoin è stato concepito in origine come strumento monetario antagonista allo strapotere delle autorità centralizzate. Paradossalmente, oggi è diventato asset di portafoglio proprio per quelle stesse entità che un tempo lo temevano. Il potere, dopo aver tentato di ostacolarlo, ha compreso che non poteva fermarlo. E così ha deciso di inglobarlo, assimilarlo.

(Il vero potere è entrato dalla porta che per anni ha cercato di murare.)

Ma questo non ha scalfito il protocollo — anzi, ne ha rafforzato la rilevanza all’interno del sistema globale.

Infatti, nonostante l’adozione istituzionale, l’architettura tecnologica di Bitcoin resta inviolata. Il protocollo è immutabile, funziona trustless by design, è resistente alla censura, privo di intermediari, immune al compromesso e alla manipolazione. È un codice sovrano, che non può essere annientato, ma soltanto riconosciuto. Ed è proprio questa la sua forza: Bitcoin è, al tempo stesso, anticorpo e virus del sistema.

Da un lato si replica attraverso l’adozione, sfrutta l’infrastruttura digitale globale, aggira le barriere centralizzate e mette in discussione i principi fondanti del denaro moderno. La sua presenza destabilizza il controllo monopolistico della valuta, altera le regole del gioco per chi — da secoli — le scrive e riscrive a proprio vantaggio.

Dall’altro lato, è la risposta emergente a un’infezione cronica: la svalutazione del lavoro, la perversione del risparmio, l’eccesso di debito, l’espansione illimitata delle masse monetarie. È la manifestazione tecnica e culturale dell’esigenza di verità economica, scarsità monetaria, ordine spontaneo. Progettato per curare le metastasi del sistema con la coerenza matematica della sua crittografia.

È interessante notare come, in ogni struttura complessa, il potere tenda a generare il proprio opposto. Per ogni egemonia nasce un contrappeso. È una logica universale: dove c’è concentrazione, emerge decentralizzazione; dove c’è controllo, si sviluppa resistenza. Bitcoin è la manifestazione tecnica, economica e filosofica di questo principio. La sua stessa esistenza attesta il bisogno sistemico di un contro-potere all’interno dell’attuale architettura socio-politico-finanziaria globale. È la prova concreta che, persino nel cuore dell’iperstruttura dominante, può nascere un elemento neutro, non corruttibile, radicalmente alternativo e, soprattutto, inarrestabile.

Tuttavia, in una realtà complessa come la nostra, potere e contro-potere non si annientano, ma si bilanciano, contrastandosi.

È un attrito costante che genera una tensione immobile: un’energia trattenuta nell’apparente staticità, che però si arroventa in una frizione permanente tra sistemi.

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