Madri al Lavoro e Figli allevati negli asili: Emancipazione o Schiavitù Moderna?

asili nidi

Certo, la nostra società ritiene più giusto far crescere i bambini piccoli negli allevamenti… Pardon, “asili nidi” perché una donna/madre deve continuare a far parte della grande macchina produttiva e deve sacrificare il suo tempo per la crescita del suo bambino per continuare a servire un padrone e guadagnare denaro… Ah, sentite il profumo di progressismo. Ora sì che una donna è emancipata. Il bello è che molte madri sono anche convinte che questa sia una cosa positiva.

Questo è il post provocatorio che ha ricevuto sia sostegno che numerose critiche. (Qui sotto lo potete trovare su facebook)

Facciamo il punto della questione

Non sto affermando che sia ingiusto che entrambi i genitori contribuiscano alla famiglia. Questo è un punto che molti sembrano non cogliere, perché ragionano sempre con lo schema che ormai hanno interiorizzato e non valutano la possibilità di altri possibili schemi. Per loro la società funziona così punto. Ad esempio, dal mio punto di vista, ritengo che una madre che si dedica anima e corpo alla cura del proprio figlio in modo sano e funzionale dovrebbe poterlo fare senza problemi, senza lo stigma sociale, ormai interiorizzato, di essere ritenuta una nullafacente e senza dover delegare così spesso ad altri il bambino perché costretta da contingenze esterne alla sua volontà.

Sto per caso dicendo che una donna deve stare unicamente a casa e badare unicamente al bambino? No, mi sembra chiaro, ma dovrebbe poterlo fare se lo desiderasse. Crescere un figlio, e intendo crescerlo bene, nel vero senso della parola, è un lavoro impegnativo e duro. Richiede presenza e accudimento.

Una madre dovrebbe avere la possibilità di poterlo fare nel migliore dei modi, dedicandogli l’attenzione continua e il sostegno necessario di cui necessita, soprattutto nei suoi primi tre anni di vita.

Poi ci chiediamo perché molti bambini diventino nevrotici, ingestibili e problematici… Crescono (male) lontano dalla propria madre e allevati in asili nido che, pur se fossero efficienti, non risulterebbero comunque adeguati per il loro primo sviluppo.

Poi lasciamo stare che in realtà spesso tali luoghi non funzionano a dovere e vediamo giovani donne “educatrici” , spesso sottopagate, sottoposte a un carico di lavoro esorbitante, che devono occuparsi di più bambini contemporaneamente. Ragazze, molte volte, prive di quella naturale empatia genitoriale – perché, in fondo, il bambino non è il loro – alienate dal contesto, contribuiscono a creare un ambiente decisamente non ideale per la crescita dei piccoli.

Vedremo nei prossimi decenni gli effetti di questa presunta “sana” educazione, che serve solo a mantenere i genitori, soprattutto la madre, lontana dalla propria creatura, perché deve subito tornare oliare gli ingranaggi che alimentano l’economia di un sistema corrotto che ha creato paradigmi malati che tutti noi riteniamo ormai incontestabili.

Tuttavia, se riusciamo a considerare le cose da prospettive alternative, vediamo quanto queste credenze siano fallaci. L’economia stessa, così come l’uso del denaro, è un grande scam sociale che tutti consideriamo giusto. Ma non lo è; è solo un sistema funzionale al suo stesso autopotenziamento. Se riteniamo giusto che una madre non veda l’ora di tornare a lavorare come cassiera, impiegata o segretaria d’ufficio invece di crescere il proprio figlio, sangue del suo sangue, significa che stiamo perdendo di vista il punto della questione. Significa che questo sistema ha vinto, perché ha attecchito anche nelle credenze di tutti noi.

Non si tratta di un discorso morale o tradizionalista, ma di una critica a ciò che viene promosso come progresso o simbolo di emancipazione. Potrei passare ore a smontare, destrutturare e ridurre in pezzi tutte le credenze imposte da questo tipo di sistema. Potrei farlo in modo più approfondito ma non basterebbe un articolo.

Un pesce cresciuto in un acquario crederà che quello sia tutto il suo mondo. Per comprendere davvero come funziona, deve nuotare in mare aperto, nell’ignoto.

Per questa ragione, molti rimangono intrappolati a osservare il mondo attraverso la loro palla di vetro, credendo che le cose procedano in un certo modo, senza rendersi conto che sono stati indotti a pensarlo. Si arrabbiano con me come se li stessi attaccando, ma se solo avessero un po’ di sale in zucca, comprenderebbero che stanno difendendo il sistema patologico che li tiene in scacco, rivolgendo attacchi a chi invece mette in discussione tale sistema.

Ma è proprio così che funziona, lo affermava anche Platone: i prigionieri della caverna vorrebbero eliminare il prigioniero che ha avuto l’opportunità di vedere il mondo esterno e tenta di mostrar loro che esiste qualcosa di più di quelle ombre proiettate sul muro.

Vi lascio qui le considerazioni di Melissa Basta, educatrice ed esperta dell’infanzia.

Considerazioni di Melissa Basta – Educatrice

Secondo gli studi sulla psiche infantile, il bisogno di socializzazione del bambino prima dei due anni non esiste, anche perché non hanno una psiche matura al punto tale da desiderare l’interazione tra pari (cito quella perché in merito agli adulti è più che abbastanza quella con le figure di accudimento). Portare i bambini al nido è una necessità dei nostri tempi che costringe la maggior parte delle donne ad un rientro al lavoro anticipato; oggi viene promosso il mito della socializzazione, ma è un mito appunto dei nostri tempi. A tal proposito il dott. Gonzales, un noto studioso nonché pediatra di fama mondiale, nel suo libro ne parla largamente.

il piccolo prima dei tre anni non riesce a socializzare nel modo corretto, cosa che può causargli una vera e propria fonte di stress che aumenta livelli di cortisolo (che a noi sembrano nulla, ma per il suo sviluppo non sono molto positivi – a tal proposito la dott.ssa Bortolotti ne parla nel suo libro dedicato al sonno dei bambini).

I bambini nei primi mesi e nei primi anni hanno un bisogno fondamentale della presenza costante dei genitori, infatti è risaputo che troppe ore al nido non sono affatto positive (è ovvio che se poi bisogna fare di necessità virtù, non ci si può affliggere dal senso di colpa e sentirsi cattive/i madri/padri. La società crea circostanze poco piacevoli).

È stato visto che Molti bambini vivono il nido, soprattutto all’inizio, come un abbandono, poiché così come non hanno da subito la capacità di tollerare la frustrazione e capire il significato del tempo che passa (per loro dieci minuti possono equivalere ad un’ora, ti lascio immaginare 4,5,6 ore senza mamma e papà), non hanno nemmeno la capacità di comprendere che se mamma e papà vanno via ed escono dal loro campo visivo continuano ancora ad esistere (ci sono bimbi che vengono ad esempio portati al nido a 4,5,6 mesi, quando non è nemmeno presente la permanenza dell’oggetto – per verificarlo è possibile aprire un qualsiasi manuale di pedagogia e andare nella sezione in cui vengono elencate le tappe dello sviluppo psico-motorio).

Aggiungendo altro, in molti asili nido ci sono numeri come 20,30 bambini, dove il rapporto minimo educatori-bimbi i è 1 a 5. Ora, considerando che un singolo bambino prima dei due anni ha bisogno di un accudimento COSTANTE e CONTINUO, che negli asili nido questo è proprio impossibile da dare (un esempio semplice: non è possibile, umanamente, tenere in braccio contemporaneamente tutti questi 5 bambini se ognuno di loro dovesse piangere e averne bisogno).

Ad ogni modo è giusto che ognuno faccia le scelte più consone per la propria famiglia, la cosa importante però è informarsi, essere consapevoli e non creare miti, come fa la società per giustificare ogni cosa ormai, attorno a fatti oggettivi.

melissabasta.it

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Una risposta

  1. Questa degli asili nido/parcheggi è una questione molto spinosa,che ha origini negli anni ’70 (come minimo),quando iniziarono i movimenti della seconda ondata femminista.
    Il femminismo ha agito su 2 fronti:quello economico (rendendo impossibile/difficile ad una famiglia di andare avanti con 1 stipendio solo) e quello ideologico (facendo sentire le donne/madri delle fallite incapaci,nonché schiave del patriarcato,se si dedicano alla propria famiglia). Ed ecco la frittata:schiere di donne che fanno a gara pur di tornare nella gabbietta il + presto possibile,per non deludere la società,le aspettative,le amiche,ecc…. e i risultati li vediamo sotto i nostri occhi:bambini lasciati sempre soli,donne stremate ed esauste,famiglie che si disgregano sotto il peso dello stress.
    A tal proposito,vi consiglio di dare un’occhiata al pensiero della De Beauvoir,paladina del femminismo
    https://www.youtube.com/watch?v=ByeSVRozS98&t=7s

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