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Blue Marble
L’Apollo 17 fu l’ultima missione del programma spaziale Apollo della NASA. Da qui in poi, causa interessi economici e politici, gli Stati Uniti non finanzieranno altre missioni sul suolo lunare. Un peccato, perché le tecnologie e le modalità con le quali si svolse l’Apollo 17, raggiunsero livelli veramente impensabili.
Era il 1972 e a distanza di anni sembra ancora assurdo immaginare che gli Astronauti Cernan, Evans e Schmitt esplorassero agevolmente il nostro satellite naturale per 3 giorni. In questo lasso di tempo, verrà scattata una foto che diverrà iconica. Sto parlando della Blue Marble (la Biglia Blu), presente ovunque, dai libri di letteratura scientifica a quelli per bambini.
Una prospettiva inedita
Dalla prospettiva degli astronauti la Terra risultò illuminata per intero, in quanto la Luna, al momento dello scatto, si posizionò idealmente sulla stessa linea tra Terra e Sole.
Immagina di essere tu uno dei tre Astronauti a realizzare lo scatto, probabilmente avresti modo di sperimentare l’effetto della veduta di insieme.
L’effetto della veduta d’insieme (Overview Effect)
L’effetto della veduta d’insieme è dovuto al fatto che gli astronauti osservano la Terra da un punto di vista inedito. Da questa prospettiva, tutto sembra avere meno impatto nell’equilibrio astrale ed entropico dell’universo.
Siamo portati a riflettere sulla nostra condizione di esseri mortali. Ogni cosa che ci appartiene, è terribilmente umana; ogni vicenda della nostra esistenza è irrilevante nei macro-equilibri cosmici. Heidegger sosteneva che per vivere un’esistenza autentica bisogna vivere contemplando la morte: di fronte ad essa tutte le possibilità che abbiamo in vita assumono un senso diverso, si equivalgono; diventano non definite, passeggere, in un processo aperto e continuo. Una presa di coscienza che crea angoscia nell’uomo ma allo stesso tempo gli consente di vivere la sua vita a pieno.
L’effetto della veduta d’insieme cambia l’effettiva consapevolezza che abbiamo di noi stessi e della nostra esistenza all’interno della nostra dimensione spazio-temporale. Ma come è facile intuire, non è per niente semplice farne esperienza diretta. Sono gli astronauti a sperimentare l’effetto della veduta d’insieme durante le missioni orbitali ed extra-orbitali.
![](https://i0.wp.com/essereuomo.it/wp-content/uploads/2021/03/nasa-CpHNKNRwXps-unsplash.jpg?resize=800%2C533&ssl=1)
Il processo di immaginazione
La nostra vita è assediata di continuo da problemi, sofferenze, impegni, scadenze, aspettative, promesse, obiettivi, fallimenti, rimpianti, ricordi. Si susseguono senza sosta, uno dietro l’altro.
Adesso vorrei che ti fermassi e lasciassi fluire altrove tutto questo. Vorrei che tu sperimentassi l’effetto della veduta d’insieme. So che non puoi, nemmeno io ho un Saturn V in giardino per poter varcare i confini dell’atmosfera. Ma come te ho l’immaginazione; ho la mia mente che è in grado di espandersi ovunque, oltre lo spazio-tempo. Questa è la più grande capacità della mente umana: fare voli pindarici con il pensiero. Non importa se ti senti rinchiuso all’interno di una prigione cognitiva, dove si sta stretti e la luce non passa. Evadi questa volta, non pensare ad altro. Seguimi in questo percorso d’ immaginazione; andiamo insieme. Alziamoci da terra e voliamo come aquile intergalattiche nello spazio profondo. Fermiamoci ad osservare questa biglia azzurra che sembra fatta di vetro. Diventiamo gli astronauti delle missioni Apollo. Stringiamo il pianeta nel nostro pugno. Da quassù possiamo farlo. Nei nostri occhi entrano tutti i mari e tutte le terre del mondo. Stiamo osservando la terra senza orizzonti, senza confini, dall’alto, e ci rendiamo conto di essere ospiti di un pianeta errante, che viaggia insieme ad altri, intorno alla sua stella.
Presa di consapevolezza: l’effetto della veduta di insieme.
Per secoli abbiamo voluto credere che la terra fosse protagonista del firmamento, collocata al centro di un universo che ci apparteneva, e abbiamo voluto continuare a crederci anche quando studiosi come Galileo Galilei avevano empiricamente dimostrato che così non fosse.
La storia è costellata di uomini che si sono ammazzati tra loro per conquistare una buccia di questa terra. Abbiamo alzato lo sguardo di notte al cielo e abbiamo creduto che le stelle fossero entità luminescenti messe lì per noi dagli dei. Abbiamo avuto bisogno di credere di essere importanti e abbiamo scoperto la nostra umanità quando abbiamo capito di non esserlo poi così tanto. Siamo deboli, piccoli, siamo i discendenti di quell’unica cellula che nel brodo primordiale ha iniziato ad assomigliare a qualcosa di vivente. Siamo qui, vivi, perché la terra è alla giusta distanza dal sole, perché Giove ci ripara dagli asteroidi, perché l’atmosfera è abbastanza densa, perché c’è acqua, perché l’evoluzione della specie ha casualmente imboccato un percorso favorevole. Siamo qui perché il nostro sistema solare ruota intorno ad un buco nero super massiccio milioni di volte più denso del sole. Tutto questo non è stato creato per noi, ma noi siamo stati creati perché esiste tutto questo.
Noi siamo la conseguenza degli eventi, non la ragione del perché essi sono accaduti. Esistiamo perché le cose sono andate così e non diversamente.
Quante ere geologiche abbiamo aspettato prima che arrivasse il nostro turno? Quante volte i continenti si sono uniti e divisi prima di noi?
Non è forse la nostra fragilità a farci apprezzare la vita?
E tu quali sensazioni hai provato ad osservare la terra dallo spazio?
Apollo 17; Blue Marble; Firmamento; Galileo Galilei; NASA; Sagittarius A*; Saturn V
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Ciò che si decompone non può rigenerarsi, ma può solo rinascere, sotto altre forme.
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