«Quanto spesso pensi all’Impero Romano?» Il trend di Tik Tok secondo cui gli uomini ci pensano più del previsto

Essere Uomo Impero Romano

La presunta ossessione maschile per l’impero romano

In un curioso trend di Tik Tok, le donne chiedono agli uomini – i loro compagni, amici, fratelli – quanto spesso pensano all’impero Romano. Sorprendentemente, molti confessano di pensarci con una certa frequenza, evidenziando una sorta di inaspettata “ossessione” maschile condivisa verso tale periodo storico. Strano, vero? Varie teorie cercano di spiegare questo singolare fenomeno. Alcuni argomentano che potrebbe essere influenzato dall’euristica della disponibilità, un bias cognitivo secondo il quale, quando viene posta la domanda, l’informazione raggiunge rapidamente il cervello dell’intervistato, facendogli sovrastimare la frequenza con cui ha pensato effettivamente all’Impero romano durante la settimana. Altri suggeriscono un effetto di conformità sociale: gli uomini potrebbero sentirsi spinti a dire di pensare all’impero romano perché ritengono che, seguendo il trend, anche gli altri lo dicono.

Cercherò anche io di fornire una spiegazione.

Fun fact: ho scoperto questo trend proprio dopo aver visto una replica di “Ulisse, il piacere della scoperta”, nella quale si narravano le guerre puniche tra Cartagine e Roma e le vicende di Annibale e Scipione l’Africano.

White guilt: dobbiamo segretamente essere orgogliosi del nostro passato

Innanzitutto, vedo una mancanza di orgoglio identitario nell’Occidente. Se guardiamo ad altre culture, come quelle asiatiche, mediorientali, africane o oceaniche, spesso esibiscono con fierezza la loro storia e tradizioni. Ad esempio: possiamo dire al popolo Maori di pensare troppo spesso agli elementi legati alla loro antica cultura tribale? No, anzi sembra piuttosto normale che lo facciano.

Al contrario, in Occidente, sembra quasi che ci sia un certo imbarazzo nel rammentare la grandezza del nostro passato. Ci hanno iniettato nell’anima una sorta di “white guilt”, che ci ha fatto interiorizzare un’immagine negativa di noi stessi come popolo, come se fossimo stati prevalentemente dominatori nella storia mondiale degli altri popoli. Di conseguenza, esprimere orgoglio per il nostro passato storico è diventato tabù.

Quando altre civiltà vivevano in capanne e usavano lance di legno, noi progettavamo acquedotti e erigevamo templi. Giusto per farci un’idea.

Ora, riconoscere e onorare la propria storia non significa mancare di rispetto verso altre culture, ma piuttosto preservare la propria identità.

Una vita piena all’insegna della forza e dell’onore, altro che timbrare il cartellino alle 8:00

L’Impero romano, con tutto ciò che rappresenta, affascina e inquieta allo stesso tempo. Pensando ai grandi condottieri come Scipione e ai nemici come Annibale; ai cruenti scontri come la battaglia di Canne, dove Roma subì una pesante sconfitta per mano dell’esercito di Cartagine, e quella di Zama, che vide la vendetta dei romani sui cartaginesi, ci si immerge in un’epoca di guerre, sangue, sacrifici e determinazione.

Questo immaginario feroce ci mostra un mondo in cui un uomo veniva costantemente messo alla prova. I grandi generali, le cui gesta sono ancora tramandate, risuonano leggendarie nelle nostre menti. Immagini di membra recise negli scontri, urla, sofferenze, temibili nemici, l’eco degli dei attraverso il clangore delle spade, le inarrestabili falangi di scudi e lance, e i fantasmi erranti tra le pire funerarie che illuminavano le notti successive alla battaglia, dove l’erba dei campi cresceva nutrita dal sangue dei soldati e le fiamme infernali bruciavano fino al mattino.

Ma al di là delle battaglie e delle guerre, l’Impero romano si distinse anche per le sue incredibili opere e infrastrutture. I monumentali acquedotti, le strade che collegavano regioni lontane, i teatri e gli anfiteatri testimoniavano una tecnologia unica e una visione architettonica avanzata. L’immensa cultura dei latini, arricchita da secoli di interazioni con altre civiltà, ha dato vita a capolavori letterari, filosofici e artistici. Il pragmatismo politico romano, con la sua strutturata gerarchia di consoli, senatori e altre cariche, ha stabilito un modello di governance che ha influenzato civiltà successive. E, ovviamente, non si può dimenticare la figura dell’imperatore, emblema di massimo dominio e status, simbolo dell’apice del potere e della grandezza di Roma

Eppure, nonostante queste magnifiche rievocazioni, dobbiamo ricordare che ogni epoca, anche quella romana, ha avuto le sue ombre. Un mondo brutale che la nostra mente può in un certo senso idealizzare, distorcendo anche quella che doveva essere la realtà. Mentre ci perdiamo nell’ammirazione di un passato lontano, potremmo tendere a ignorare la fatica quotidiana, le ingiustizie, le disuguaglianze e le crudeltà di una società che, come tutte, era lontana dall’essere perfetta. Idealizzare significa talvolta dimenticare: è un’arte in cui spesso ci culliamo, forse per dare un senso di maggiore nobiltà ai tempi antichi.

Certo, non possiamo idealizzare il passato senza riconoscerne le complessità. Dobbiamo affrontare la storia con occhi razionali, evitando di guardare il tutto da una prospettiva romantica. Tuttavia, resta il fatto che non possiamo negare la nostra naturale inclinazione a meravigliarci e ad essere affascinati dalla grandezza dell’impero romano e di altri periodi storici.

Ad ogni modo, noi, uomini moderni, siamo gli eredi di queste antiche civiltà combattive. E in qualche modo, nel profondo di noi, echeggia ancora quell’antico grido di battaglia nelle nostre anime. Confrontare quella realtà con la nostra esistenza quotidiana, fatta di sveglie alle sei del mattino, cartellini da timbrare, e-mail da inviare e acquisti effimeri, sembra surreale e spaesante. Eppure, anche se ci rifugiamo nel mondo virtuale dei videogiochi per ricreare quelle emozioni forti, c’è qualcosa di vero e autentico nel nostro desiderio di connessione con quel passato difficile.

Una parte profonda in ogni uomo invidia quel privilegio di poter morire in guerra o di inseguire la grandezza vincendole tutte.

Un leone cresciuto in cattività può bramare la libertà, ma non sopravvivrebbe in una savana selvaggia perché non ci è mai vissuto.

– Aldo Petrillo –

L’incredibile influenza dell’impero romano

Senza dubbio, molti popoli vanno ricordati per la loro storia affascinante. Pensiamo ai samurai o ai potenti vichinghi e guerrieri norreni, senza dimenticare i generali cinesi, maestri di strategia.

Eppure, Roma detiene un legame speciale e profondo con la nostra storia e la nostra cultura, perché più di qualsiasi popolo occidentale ha lasciato una profonda impronta su tutte le culture europee future.

Il termine russo “Zar”, il tedesco “Kaiser” e lo svedese “Kejsare” derivano da “Cesare”; tutti significano “imperatore”, per farvi un esempio.

L’errata correlazione con il fascismo

Ora, effettivamente, non so se molti uomini pensano all’impero romano con tale frequenza – alla fine si tratta di uno stupido trend di Tik Tok – però di sicuro rammentare tale periodo e studiare la nostra storia, ritenere, onorare il nostro patrimonio culturale, le nostre radici, per me è estremamente importante.

Tuttavia, osservo con preoccupazione come si cerchi spesso di distorcere o cancellare questo segmento fondamentale della nostra storia. Un altro problema, purtroppo diffuso, è l’ignoranza. Molte correnti, spesso di stampo progressista, tendono erroneamente ad associare l’immagine dell’Impero romano con la destra fascista. Sì, è vero che Mussolini e il fascismo hanno cercato di appropriarsi dell’immaginario romano nel tentativo di evocare una percezione di grandezza nazionale. Tuttavia, è fondamentale distinguere: l’Impero romano non è sinonimo di fascismo. Questa errata associazione porta molte persone a guardare con sospetto verso il nostro ricco patrimonio culturale latino, quasi come se fosse una mera estensione degli ideali fascisti. Questa è una pericolosa distorsione storica. In realtà, è il fascismo che ha cercato di attingere dalla storia romana. È essenziale comprenderlo e separare nettamente le due entità per non cadere in paradossi e contraddizioni senza fondamento.

Ad ogni modo, la domanda resta una: quanto spesso pensi all’Impero Romano?

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