L’arte della commiserazione
Le false lacrime
La retorica della vittima è tipicamente femminile. A molte di loro piace sentirsi tali. L’arte della commiserazione attraverso lacrime che chiedono indulgenza e assoluzione. Una strategia che in passato si è rivelata vantaggiosa dal punto di vista evolutivo. Per questo le donne la utilizzano come vera e propria tecnica di manipolazione innata. Il famoso “chiagni e fotti”1. Addirittura il primo ministro finlandese Sanna Marin ha pianto per cercare consensi dopo quella figura ridicola che aveva fatto partecipando ad una festa privata2. Un capo di stato che invece di assumersi le proprie responsabilità, nel bene e nel male, punta sul vittimismo e la commiserazione.
Le lacrime per le donne sono un po’ come l’inchiostro della seppia, le buttano fuori quando si sentono in pericolo. Un vero e proprio unguento manipolatorio che esalta le espressioni di pseudo-sofferenza, conferendo loro una presunta aura di credibilità. Credibilità che altrimenti sarebbe più difficile ottenere con le sole argomentazioni. Inoltre sono in grado, in questo modo, di attirare il consenso e l’empatia degli altri, che giudicano la donna come vittima indifesa o colpevole inconsapevole, travolta dall’imprevedibilità degli eventi, dunque, come tale, perdonabile.
Molte non devono sforzarsi ad imparare come utilizzare a comando i loro condotti lacrimali. Sin da bambine diventano delle esperte attrici. Attenzione! Facile farsi prendere dai sensi di colpa, confondere tali esternazioni emotive con delle manifestazioni di sincerità suprema e assolverle da ogni responsabilità. Ma le lacrime femminili, quelle vere, sono diverse. Un nostro lettore lo ha riassunto perfettamente in questa frase:
Ho sentito il vero pianto di alcune donne, era un pianto doloroso, arcaico, spesso nato dal continuo incassare. Inconfondibile rispetto alla scenata tattica per ottenere qualcosa o farsi perdonare.
Luca Serri (dalla community di Essere Uomo)
L’importanza di una reputazione apparente
Alle donne spesso non interessa costruire un proprio codice di valori e regole personali. Non temono il giudizio inquisitorio del proprio io più profondo. Non hanno scavato nell’abisso della propria coscienza. A loro non frega nulla dell’indagine esistenziale. Non scendono a patti con i propri demoni. Possono compiere il peggio del peggio. L’importante è che non si sappia, allora ok. Si va avanti
A loro importa solo della reputazione, di ciò che gli altri, la società, dice e pensa di loro. I valori sono oggetti di scena, il loro codice muta all’occorrenza.
Esseri camaleontici, mutevoli, effimeri. Se si trovano nel torto non cambiano loro stesse, ma la storia che raccontano così da ritrovarsi sempre dalla parte della ragione. Eterne vittime incomprese e mai carnefici.

Protagoniste del proprio dramma
La Drama Queen
Esiste una tipologia di donna che ama prendere parte alla tragedia. La cosiddetta Drama Queen 3.
Le Drama Queens hanno bisogno del caos, dello sconquasso, dell’altalena emozionale, momenti di up, momenti di down, non riescono a vivere relazioni tranquille, non vogliono strade a quattro corsie ma sentieri di montagna dissestati. Donne egoriferite, che alzano un tempio morale alle proprie sofferenze e pretendono che tutto il mondo venga a portare i suoi omaggi all’altare del loro essere.
L’ unico modo per vivere le relazioni con loro e tenerle continuamente sul filo del rasoio, nell’incertezza, nel dubbio, cercando di ottenere il controllo assoluto della relazione, certe volte facendo leva anche su le loro insicurezze, utilizzando le loro stesse strategie contro di loro4. Per durare a lungo con una Drama Queen dovrai costantemente iniettare drammaticità nella tua relazione.
Le Drama Queens non lo ammetteranno mai, ma amano dannatamente essere protagoniste della loro tragedia. Intendono lamentarsi con le amiche di essere vittime incomprese di uno stronzo manipolatore, raccontare di quanto sappiano essere buone ed empatiche con chi non merita. Come afferma anche Greene, il dolore è una fonte di piacere per loro: l’unico modo per sedurre una donna del genere e farglielo provare in modo profondo. Se sei accondiscendente, gentile, premuroso; se cerchi in tutti i modi di farla felice e di costruire qualcosa di stabile, stai perdendo tempo e troverà qualche motivo per litigare e sbarazzarsi di te. In ogni caso, ti farà risultare agli occhi degli altri come il “pezzo di merda” o quello che non è stato in grado di capirla. O addirittura metterà in scena il suo struggente addio, asserendo di non essere in grado di accogliere un amore che non merita.
La Drama Queen mette in scena il suo dramma. Una storia nella quale lei è protagonista. Simula emozioni perché la sua più grande dannazione è che non è in grado di provarle davvero, nella maniera più autentica. Prova qualcosa, turbamento, sofferenza, ma sono riflessi di qualcos’altro che lei non è in grado di cogliere perché si rifiuta a priori di indagare. Nella simulazione emotiva, nella tragedia constante, cerca l’empatia altrui, perché, se riesce a convincere gli altri su quanto lei stia soffrendo intensamente, riesce a convincere sé stessa di provare determinate emozioni e di non essere un guscio vuoto. Vive in un loop dal quale non riesce ad uscire. È un criceto che continua a correre nella ruota fino allo stremo delle sue forze. Non si evolve mai.
La Drama Queen è una delle figure più drammatiche che io abbia mai conosciuto. Fin quando non si rende conto della sua situazione, e cerca di lavorare su sé stessa, è destinata all’autoannientamento. Se la segui finirai con lei nel suo vortice di autodistruzione.
Incudine e Martello
Alcune donne, in particolare proprio le Drama Queens, iniziano delle relazioni di comodo, transitorie, con uomini gestibili che loro considerano “beta”. Questi hanno una duplice funzione. Fare da tampone emotivo e da carburante dell’ego. Mi spiego: sono le classiche tipe che sono state distrutte da uomini tossici ed ora invece di indossare il ruolo della vittima indossano il ruolo del carnefice. Donne che quando incontrano l’uomo martello diventano incudine e quando incontrano l’uomo incudine diventano martello. A volte giocano a fare entrambi i ruoli con uomini diversi. Infelici da un lato, infelici dall’altro. Non conoscono la chiave per avere una relazione appagante: l’equilibrio.
Non costruiscono niente perché l’unica cosa che conoscono è la distruzione, la propria o quella del partner. Più il tempo scorre, più scorre via ogni parvenza di umanità dal loro corpo. Già a 25 anni i loro occhi diventano bui, vuoti, privi di linfa vitale… Diventano aride come il Sahara. A tutto questo si aggiunge l’estrema incompetenza di assumersi delle responsabilità e per questo, dunque, cercano altri a cui attribuirle. Ed ecco che nasce Il famoso “Ho conosciuto solo casi umani”. Molto più comodo che farsi un’analisi di coscienza.
Queste donne trasformano le relazioni in lotte di predominio. Cercano di sottometterti, ma ti amano solo se falliscono nel loro intento.
Sono relazioni sane? Assolutamente no, ma inevitabilmente ci troviamo a viverle. Facile dire: meglio chiudere con con una del genere. Certo è così… Ma quando ci sei dentro è complicato. Finisci in un vortice tossico che ti trascina sul fondo senza forze, ed è veramente un’impresa tornare in superficie.
Non siamo noi a fare le regole del gioco, ciò che possiamo fare è capirle e adeguarci di conseguenza. Vuoi distruggermi? Ti distruggo ancor di più. Vuoi soggiogarmi? Ti dimostro che posso fare di peggio. Se vuoi restare fuori da queste dinamiche di potere devi allontanare al più presto una donna del genere, altrimenti o diventi incudine o sei martello.
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Ciò che si decompone non può rigenerarsi, ma può solo rinascere, sotto altre forme.
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- Da wikipedia: espressione vernacolare napoletana che costituisce una formula proverbiale della tradizione partenopea. Viene usata, di solito, per sottolineare e stigmatizzare un tipico atteggiamento umano, opportunista e ipocrita, esibito da alcune persone che sono solite indugiare in lamentazioni proprio in quei momenti in cui le cose, per loro, vanno a gonfie vele.
- https://www.rainews.it/articoli/2022/08/sanna-marin-polemica-video-foto-partygate-discorso-3bd4bd1d-5385-4b83-9925-43a7e8350ca9.html
- Ciò viene trattato nel libro Art of seduction, Robert Greene, p.155
- Estratto da Lovebombing